La qualità della vita a Brindisi

Ieri leggevo del “Rapporto 2008 sulla qualità della vita in Italia” che sarà pubblicato prossimamente da ItaliaOggi.

Secondo questa particolare classifica, la provincia in cui si vive meglio è Siena; quella in cui si vive peggio Agrigento (qui l’articolo del Corriere).

Siccome, proprio oggi, ne è caduto un altro, ho pensato fosse interessante dare un’occhiata ai risultati della mia provincia. Ah, con “caduto”, intendo questo (notizia che per Repubblica, sembra non essere accaduta!) e mi riferisco alla provincia di Taranto (100esima su 103), della quale evito di parlare, perché ricadrei nel banale discorso del ILVA (in foto).

Brindisi, posizione 92 su 103.

Le dimensioni prese in considerazione per stilare la classifica, sono 8: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi, tempo libero e tenore di vita. Ognuna delle predette macroaree è la risultante di una sfilza di indici.

A titolo di esempio, Agrigento, ultima classificata, si trova nel gruppo 4 (qualità della vita insufficiente), con 5 dimensioni/macroaree (affari e lavoro, ambiente, servizi, tempo libero e tenore di vita). C’è da aggiungere, che il valore massimo per ogni parametro considerato è 1000; ma fatto 1000 il valore di Siena, capolista, non un valore utopico-auspicabile  a cui l’Italia, forse, non si avvicinerà mai.

Qui puoi trovare l’intervista al 35enne sindaco di Agrigento, in risposta alla poco divertente situazione. La prima risposta è stata: “Innanzitutto, il dato si riferisce non alla città in sè ma all’intera provincia”. Evito di mettermi nei suoi panni, ma da parte mia dico, che se si analizzassro i singoli paesini, la situazine sarebbe molto, molto più allarmante (mi riferisco alla mia provincia).

Iniziamo col dire che dal 2007 la prvincia brindisina, secondo ItaliaOggi (che ha commissionato lo studio al Dipartimento di teoria economica della Sapienza), perde 16 posizioni nella classifica sulla qualità della vita.

La prima città meridionale che si incontra scendendo col dito (o indicatore del mouse) è Campobasso (42esima), che ottiene un punteggio di 526 p.ti, circa 3 volte quello di Brindisi, 143 (Bari è 48esima, prima pugliese, 473 p.ti).

Senza dilungarmi, vorrei condividere un paio di dolenti risate che mi son fatto quando ho letto questa frase sul cartaceo Quotidiano di Puglia “nel suo personale bagaglio di dati [Brindisi] spicca per un tutto sommato ridotto disagio sociale e personale. La provincia è 25esima su 103 […] In ogni caso, va detto, alle spalle di Lecce (settima), Bari (13esima), Foggia (16esima)…“; immaginate come stanno messi a Taranto.

Nel dettaglio, Brindisi si posiziona:

– infortuni sul lavoro (44esima, ma nel 2007 era 39esima)

– morti per tumore (38esima, in ascesa. Pensate sempre a Taranto!)

– tentativi di suicidio e suicidi a segno (33esima, ottava nel 2007 e 21esima, 16esima nel 2007; significa che ci provano più spesso, ma ci riescono meno volte, in proporzione)

– disoccupazione giovanile (99esima, 16 posizioni in meno dal 2007…ah, io sono disoccupato)

– divorzi e separazioni (22esima, non ho dati del 2007;ma che parametro è? Si vede da quanto si è credenti la qualità della vita? Perché al Sud, non si divorzia per ragioni religiose, e sopratttutto, perché la gente mormora; non perché si sta bene!)

– minori denunciati (53esima; si chiama connivenza!)

– lavoratori parasubordinati over 29 (19esima)

– disabili (58esima).

Eccoci qua. Ora, ditemi cosa c’è da essere contenti.

Le notti banche, ahimé, servono ad ammorbidire anche la visione di questa situazione, a farci bere la cicuta come fosse latte caldo e miele. Lo stesso dicasi, in ambito nazionale, della notizia sull’iva per sky al 20%, mentre Taranto muore sommersa dalla diossina che produce l’Ilva (lo sapevo che ricascavo nel discorso).

Mi chiedo, davanti a questi problemi reali, a cosa serva parlare di web 2.0, di social network, di internet e via discorrendo.  Mi rispondo (sto diventando come Gigi Marzullo, capelli a parte ) che più le persone sono a conoscenza di ciò che accade, più si crea consapevolezza, più si può pensare di cambiare, un giorno, qualcosa.

Per il momento, continuiamo a peggiorare.

Vieni a ballare in Puglia, Puglia, Puglia…


O Puglia Puglia mia tu Puglia mia, ti porto sempre nel cuore quando vado via e subito penso che potrei morire senza te. E subito penso che potrei morire anche con te.

Alla prossima.

3 risposte a “La qualità della vita a Brindisi

  1. coppà, non so se la biondi se n’era accorta ma hai sicuramente il dono della sintesi – di solito le classifiche di questo genere mi annoiano.
    sulle notti bianche, la critica dei cantieri teatrali koreja (http://www.coolclub.it/news/dettaglio.asp?menu=5&submenu=0&offset=10&ID_News=1785) era anche questa: una puglia che si veste bene di tanto in tanto (notti bianche varie, melpignano, ecc) e poi zero per il resto dell’anno. la critica dei cantieri è in ambito teatrale/cult/spettacolo ma può sicuramente essere estesa in un campo più generale. certo, a me le notti bianche m’hannu piaciutu, ma s pensi che tutto intorno peggiora… viene davvero da chiedersi molte cose.
    meh vediamo un po’. comunque ‘sta malattia degli eventi (‘eventite’ la chiamano) ha sicuramente – in parte – migliorato l’immagine della puglia. ma puglia puglia puglia mi viene mal di testa

  2. vado subito a leggere l’articolo di cool club.
    La Biondi non credo si sia mai accorta di doti altrui. Se è un complimento, grazie 😉
    Ah, mi son divertito anch’io alle notti bianche, ci mancherebbe; però, davvero, ti viene da pensare che sia un modo come un altro per allontanare lo sguardo da ciò che non va. Come quando ci si butta nelle opere pubbliche. Lo sapesse Mussolini, deciderebbe di tornar in vita; tanto i tempi non sono cambiati poi di molto.

  3. certo che era un complimento

    sull’eventite, come dicevano gli antiqui: panem et circensem. ci vorrebbe l’evento e la possibilità di campare dignitosamente ogni dì, ma ci arriveremo ci arriveremo anche noi. per le opere pubbliche, il nostro paesino è un esempio di come non si fanno: e di come si fanno i sord’.

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